giovedì 27 ottobre 2011

Così parlò A.
Accende il computer ma lo spegne, accende l’ipod ma spegne anche quello, sono le tre di notte passate; Isobel lo sa per certo perché l’orologio digitale a forma di scarpa da basket nell’angolo non ha mai smesso di funzionare. Si alza col piede sinistro, quello con il calzino celeste, inciampa con il destro e il suo calzino verde nel tavolino pieno di mattoncini lego; si aggrappa a una sciarpa sulla sedia di peluche ed esce dalla porta a vetri senza svegliare le coinquiline. Finalmente Isobel è nel regno di luce della cucina, dove i dubbi e le paure notturne si vanno ad incollare tutte sui muri bianchi e la svegliano la mattina con il profumo del caffè e qualche risposta.
Saranno da poco passate le cinque che Isobel si addormenta sul divano della cucina, dopo aver dipinto qualche modellino, bevuto un paio di camomille e fumato una sigaretta; l’orologio alla parete segna ancora le tre.
Isobel se ne accorge subito al mattino, quando vede la luce e controlla l’ora; si arrabbia un po’ mentre prepara la moka perché le pile all’orologio le ha cambiate la settimana prima, dev’esserci entrata della polvere o cos’altro. E’ mentre sta fissando il meccanismo aperto e gli ingranaggi ordinati sul tavolo che sale il caffè, e insieme al promesso profumo anche le risposte. Mancava qualcosa alla sua nuova collezione fino alle 3 della notte prima, quel qualcosa in più che la fa sempre finire a dormire sul divano della cucina, ora Isobel sa perché si è fermato l’orologio, e sa anche che deve solo versarsi il caffè in una tazza e mettersi a disegnare l’ultimo pezzo.

Un ingranaggio, speriamo non impolverato.

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